Festival del Futuro | Come fare fronte al ritmo esponenziale dell’innovazione. Intervista a Umberto Bertelè

4-11-2021 | News

bertelè

Al Festival del Futuro – in programma dal 18 al 20 novembre a Verona e in streaming, le iscrizioni sono aperte – i panel previsti avranno come argomento i trend che stanno influenzando l’oggi e che ci danno un’idea di come sarà il domani. Da decenni internet ha modellato il mondo del lavoro e non solo, creando nuovi paradigmi. L’innovazione gioca un ruolo fondamentale e restare al passo, rimanendo competitivi, è un elemento imprescindibile tanto per le imprese, grandi e piccole, quanto per i liberi professionisti. Sulla questione vi suggeriamo l’appuntamento in calendario per giovedì 18 novembre, dalle 10: La sfida tecnologica: come fare fronte al ritmo esponenziale dell’innovazione. Come per altri incontri delle tre giorni di Festival del Futuro, abbiamo intervistato il chairman della sessione, Umberto Bertelè, professor emeritus of strategy e presidente dell’Osservatorio Digital Innovation presso il Politecnico di Milano.

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«Nel panel del Festival del Futuro – ci ha spiegato Bertelè– vorrei esaltare al massimo quella che è l’importanza dell’innovazione tecnologica in questo momento storico. Bisogna spiegare alle imprese quanto sia necessario stare attenti a come evolve il sistema per mantenersi competitivi su scala globale». Tra i tanti ambiti in cui l’innovazione corre citiamo quello digitale e quello legato alla sostenibilità. «Ma aggiungerei anche quello della salute. In questi settori la spinta all’innovazione è forte, con molte risorse in gioco. E questo significa che, se non cambiano atteggiamento, varie imprese sono destinate ad andare fuori mercato: è importante che si promuovano le competenze di chi lavora e dei giovani».

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Che ruolo può giocare dunque l’Italia negli scenari globali? «Citiamo il caso dell’auto elettrica: l’Italia non ha più grandi produzioni di auto, ma ha una serie di imprese che operano con componentistica significativa nel campo della mobilità sostenibile. Il passaggio alle ecar cambia tutto: i componenti sono diversi e occorrono meno persone. Se, come sembra, ci dirigiamo verso un mercato in cui si venderanno soltanto auto elettriche, dobbiamo lavorare sulle competenze, a meno che non vogliamo rischiare di diventare marginali. Del resto, lo siamo già dal punto di vista numerico: le proiezioni dicono che nel 2050 la popolazione europea sarà appena il 7% di quella mondiale».

L’innovazione in Italia e nel mondo deve molto all’ecosistema delle startup. In Italia, oltre 12mila quelle registrate dal MISE, rappresentano un tessuto imprescindibile per chi è in cerca di innovazioni. «È chiaro che non tutte possono avere successo, ma occorrono la capacità e la voglia di crescere – ha concluso Umberto Bertelè – . Un problema dell’Italia è che vediamo la crescita soltanto dal punto di vista economico, non anche come voglia di esprimersi e affermarsi come hanno fatto negli USA Bezos e Musk».

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