Batterie, la chiave o la Kryptonite della transizione elettrica?

17-06-2021 | In evidenza in HP, News

batterie

Dici Gigafactory e subito viene in mente Elon Musk. L’imprenditore sudafricano è, tra i tanti incarichi, anche l’amministratore delegato di Tesla, l’industria automotive che realizza da anni auto 100% elettriche. Oggetti ancora di lusso per il mercato di massa, questi veicoli hanno però influenzato l’intero settore della mobilità: non esiste infatti casa automobilistica che non abbia pubblicato almeno un concept di un modello green o post diesel. Nella transizione ecologica di cui buona parte della politica si è fatta carico sarà però necessario capire come realizzare batterie efficienti per alimentare una nuova flotta di auto, tenendo in considerazione anche il capitolo delle fonti necessariamente rinnovabili per la ricarica delle auto per far sì che il quadro sia davvero green. Sono anni che Elon Musk lavora sulle Gigafactory, enormi impianti industriali dedicati alla produzione di batterie per alimentare le auto elettriche, al punto che l’idea ha conquistato anche diversi imprenditori in giro per il mondo (pure in Italia).

Musk e il rischio monopolio

La prima Gigafactory di Tesla è stata costruita in Nevada, nel deserto. Secondo la rivista The Verge, che l’aveva visitata diversi anni fa, qui Tesla intende dare il via a un controllo quasi monopolista della produzione di batterie agli ioni di litio. In prospettiva la società dovrebbe produrne il 60% del totale a livello mondiale. Durante il Battery Day dello scorso anno, Elon Musk aveva dichiarato quanto sia cruciale il lavoro di ricerca e sviluppo sulle batterie, per renderle più efficienti e durevoli. Si parlava per l’appunto di “super batterie” con un ciclo di vita complessivo d 1,6 milioni di km. Inoltre c’è il capitolo costi: se le Gigafactory dovessero riuscire nell’obiettivo di sfornare batterie più economiche, ciò avrebbe una ricaduta positiva sul costo delle elettriche che, al momento, sono sul mercato con prezzi non sempre competitivi.

Batterie e ecar: la versione di Toyota

Su questo tema caldo è intervenuto uno dei competitor per eccellenza di Tesla, il gigante nipponico Toyota. Akio Toyoda, il presidente della casa automobilistica giapponese, a fine 2020 era entrato a gamba tesa sul tema delle auto elettriche. Secondo il numero uno di Toyota le ecar sono sopravvalutate. «Quando i politici dicono ‘liberiamoci di tutte le auto che usano la benzina’, capiscono cosa significa?», si chiedeva pochi mesi fa, facendo riferimento all’enorme sforzo energetico necessario per sostituire la mobilità fossile con quella elettrica. Anche in Italia si sta formando un dibattito che vuole andare a fondo sulla questione, per capire quanto costerà la transizione elettrica in termini di posti di lavoro nel mercato automobilistico.

Le Gigafactory sembrano comunque offrire un modello di business profittevole, che trova terreno fertile anche in Italia. Una di queste, infatti, aprirà presto in Piemonte, nell’ex sede Olivetti di Scarmagno in provincia di Torino. A investire in questo angolo del nord Italia – dove già sono aperti i cantieri per il primo vertiporto tricolore – sarà l’italiana Italvolt, che ha annunciato un investimento da 4 miliardi di euro. Sulla carta la struttura potrebbe essere una delle più grandi al mondo. Più il mercato delle batterie sarà aperto e concorrenziale più ci sarà la possibilità di contenere i prezzi.

Il nodo smaltimento

Non sarebbe vera transizione ecologica se non ci si preoccupasse di tutta la filiera che riguarda le batterie. Stando ai dati più recenti ripresi dalla BBC e citati da Repubblica, appena il 5% verrebbe riciclato correttamente dai costruttori. Il rischio non è soltanto per l’ambiente, ma anche per le persone e i lavoratori (se non smaltite correttamente, infatti, le batterie possono anche esplodere). Da ultimo, ma non per questo meno importante, resta il nodo dei diritti dei lavoratori che, soprattutto in Cina, operano in condizioni precarie dal punto di vista della tutela della salute.

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