Contro l’inquinamento: è urgente ridurre il consumo della plastica

24-02-2023 | News

Si stima che il consumo di plastica triplicherà entro il 2060. Associazioni, aziende, istituzioni sono sempre più impegnate a combattere l’inquinamento causato da questo materiale.

In un precedente articolo, dal titolo “Il rebus della plastica: da problema a opportunità” si è affrontato il problema sempre più attuale della plastica, diffusa nel suolo e nel mare e principale causa dell’inquinamento globale. Come è noto, si tratta di un materiale che ha rivoluzionato le società grazie alla versatilità ed economicità impattando tutti i settori.

Le associazioni ambientaliste (e non solo) stanno dimostrando una crescente attenzione a questo tema boicottando multinazionali non inclini a ridurre il proprio impatto ambientale causato dalla plastica.

Secondo un articolo recente di Maddalena Bindi, pubblicato su Futura Network: «La plastica ha rivoluzionato la vita quotidiana delle società moderne, offrendo utilizzi versatili ed economici in ambiti diversi, dal settore alimentare a quello sanitario. Secondo i dati del Global plastic outlook dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), dal 2000 al 2019 la produzione globale di plastica è raddoppiata,raggiungendo i 460 milioni di tonnellate nel 2019».

Il punto è che di tutta la plastica prodotta, solo il 9% viene riciclato correttamente: il 69% finisce nelle discariche o negli inceneritori e il restante 22% è smaltito illegalmente, bruciato o disperso nell’ambiente. L’accumulo di plastica negli oceani e nei fiumi ha inevitabili e gravi ripercussioni su ecosistemi acquatici, salute e sull’economia con perdite, se pensiamo ad esempio al settore europeo del turismo e della pesca pari a 630 milioni e 300 milioni di euro all’anno. Questo scenario drammatico sembra essere destinato a peggiorare nei prossimi decenni. Infatti, «Secondo l’Ocse se non si prenderanno misure adeguate, il consumo di plastica potrebbe triplicare entro il 2060, anche a causa della crescita della domanda nei Paesi africani e del Sud Est asiatico». Questi paesi, infatti subiscono le conseguenze delle azioni dei paesi occidentali così come il costo dello smaltimento: l’86% della dispersione, infatti, avviene nei Paesi non Ocse.

«Secondo le stime dell’Ocse eliminare la dispersione di plastica nell’ambiente potrebbe comportare fino all’0,8% del Pil globale nel 2060 che graveranno principalmente sui Paesi non Ocse. Le spese per la pulizia e i danni causati dall’inquinamento, tuttavia, sarebbero ancora più ingenti. Per questo motivo è necessario rafforzare la cooperazione internazionale, per condividere conoscenze e destinare investimento nello sviluppo dell’economia circolare e nel miglioramento dei sistemi di riciclaggio e di gestione dei rifiuti nei Paesi in via di sviluppo».

«Tra fine novembre e inizio dicembre del 2022 in Uruguay si è svolto il primo incontro del Comitato intergovernativo incaricato dei negoziati per concludere entro il 2024 accordo legalmente vincolante sull’inquinamento da plastica. A marzo del 2022 l’Assemblea sull’ambiente delle Nazioni unite ha infatti approvato una risoluzione sull’impegno a ratificare un trattato per regolamentare l’intero ciclo di vita della plastica».

Ma negli anni sono state intraprese altre iniziative: «Oltre mille soggetti, tra aziende, governi e altre organizzazioni hanno aderito volontariamente al New plastics economy global commitment, promosso nel 2018 dalla Fondazione Ellen MacArthur e dal Programma per l’ambiente delle Nazioni unite, stabilendo alcuni obiettivi da raggiungere entro il 2025». Nonostante i progressi, sempre lo stesso articolo evidenzia un dato importante del Global Commitment 2022, ovvero l’impossibilità di raggiungere i target stabiliti. «Nel 2021, ad esempio, l’uso totale della plastica vergine da parte dei soggetti firmatari è aumentata del 2,5%, ritornando al livello del 2018, mentre la percentuale di plastica riciclata negli imballaggi è diminuita, attestandosi all’1.2% del totale».

Tra gli altri stakeholder, c’è anche l’Unione europea che dallo scorso luglio 2021 ha stabilito dei veti su alcuni prodotti in plastica monouso: piatti, posate, cannucce e cotton fioc. A partire dallo scorso novembre 2022, inoltre ha proposto «un nuovo regolamento per limitare il consumo di imballaggi di plastica monouso e incentivare l’utilizzo di plastica riciclata». Gli Stati membri hanno recepito la proposta rafforzando in alcuni casi ulteriormente le restrizioni.

La direttiva europea è stata introdotta in Italia solo a inizio 2022 e prevede «l’esclusione dal divieto dei prodotti biodegradabili e compostabili che presentano una percentuale di materia prima rinnovabile uguale o superiore al 40% nel 2023 e al 60% nel 2024».

È necessario ripensare agli interventi che possano incentivare alla riduzione dell’utilizzo di plastica ed imballaggi, come evidenzia il Rapporto ASviS 2022, partner del Festival del Futuro, che da sempre sostiene questo importante valore.

Non è però tutto negativo, alcuni passi positivi sono stati fatti: uno tra questi l’approvazione delle Disposizioni per il recupero dei rifiuti in mare e nelle acque interne e per la promozione dell’economia circolare, note come “Legge salvamare”, che promuovono il recupero dei rifiuti raccolti accidentalmente in mare.

Articolo riadattato tratto daIl mondo si mobilita contro l’inquinamento da plasticadi Maddalena Binda, Futura Network

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