Bruxelles, lo sharing dell’acqua contro lo spreco: dai cantieri al lavaggio strade

4-05-2020 | News

Applicare la sharing economy ai cantieri edili, per risparmiare enormi quantità di acqua altrimenti destinate allo spreco: l’idea sviluppata da Yoeri Bellemans, dj e imprenditore belga, potrebbe cambiare il volto delle città del futuro, aiutandole ad adattarsi a un clima reso sempre più estremo dal riscaldamento globale.

Solo il 2,5% delle riserve idriche del pianeta è formato da acqua dolce, e solamente lo 0,1% è accessibile all’uomo. In un mondo sempre più arido – entro il 2030, stima il World Economic Forum, il 47% della popolazione mondiale sarà a rischio siccità – e con le temperature in costante innalzamento, l’acqua è una risorsa sempre più scarsa. Sappiamo che ognuno di noi può fare la sua parte chiudendo il rubinetto mentre ci laviamo i denti, o riutilizzando l’acqua con cui abbiamo lavato le verdure per innaffiare le piante in giardino, ma queste buone pratiche individuali non sono certo sufficienti.

Mondo assetato, il ruolo dell’industria

Ad avere «sete» di risorse idriche sono soprattutto le attività economiche umane come l’agricoltura, che solo per l’irrigazione utilizza il 69% dell’acqua estratta a livello globale. Oppure il tessile, prima tra le industrie, che per produrre un normale paio di jeans necessita di quasi 11 mila litri d’acqua.

Meno noto è il contributo dell’edilizia a questo consumo: quando sotto l’area di un cantiere si scopre la presenza di una falda acquifera, questa viene drenata per evitare che la pressione verso l’alto comprometta la stabilità dell’edificio in costruzione. Enormi volumi d’acqua vengono portati in superficie, solo per poi essere versati nelle fognature. Mentre paradossalmente in molti paesi del mondo (tra cui l’Italia) si continua a utilizzare acqua potabile per annaffiare, tirare lo sciacquone e pulire le strade.

Opensource.brussels

Nasce da qui l’idea di Yoeri Bellemans: cercando un sistema per utilizzare al meglio l’acqua di scarto che vedeva sprecata dai cantieri della sua città, è arrivato a sviluppare, insieme a imprese edili locali e aziende idriche, Opensource.brussels. Si tratta di una piattaforma di sharing in grado di connettere le attività che hanno bisogno di acqua con i cantieri che ne hanno – letteralmente – da buttare. Anche se generalmente non è potabile, è sicuramente una risorsa – fino a 1 milione di litri d’acqua pompata in superficie al giorno nella sola città di Bruxelles, con cantieri che estraggono acqua anche per 18 mesi – che potrebbe essere usata in modo più intelligente.

Il sistema – si legge su Ozy.com – è già stato testato con successo tre volte con una dozzina di agenzie per le pulizie stradali e ha ricevuto finanziamenti, tra gli altri, da Democo e Van Laere, due delle più grandi imprese edili del Belgio. L’app, spiega Bellemans, si concretizzerà in una mappa aggiornata in tempo reale, dove le agenzie potranno visualizzare le pompe attive sparse per la città e andare a riempire le taniche delle spazzatrici stradali.

La soluzione di Bellemans è tanto semplice quanto efficace: potrebbe far risparmiare decine di migliaia di litri d’acqua al giorno alla sola città di Bruxelles, in cui secondo le stime le agenzie municipali e i vigili del fuoco utilizzano 8,7 miliardi di litri d’acqua all’anno – furti e perdite compresi – per scopi come il lavaggio delle strade e l’innaffiamento dei giardini pubblici. E potrebbe essere una soluzione applicabile a qualsiasi città d’Europa: nel frattempo, altre città belghe come Hasselt, Leuven e Antwerp si sono già fatte avanti.

Giacomo Porra

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