Mentre in Italia si discute sul futuro del reddito di cittadinanza e dei navigator che avrebbero dovuto essere un tramite tra inoccupati e mercato del lavoro, in Svizzera si sta sostanzialmente registrando la piena occupazione e alcuni Cantoni stanno licenziando o non rinnovando il contratto a tempo determinato a diversi dipendenti degli uffici di collocamento.
Di Umberto Frigelli
In Italia, secondo gli ultimi dati ISTAT, l’occupazione rimane superiore ai 23 milioni ed è in lieve aumento rispetto al 2021, ma il tasso di disoccupazione è stabile intorno al 7,9% e arriva al 23,7% nella popolazione tra i 15 e 24 anni. Nella fascia di età tra i 18 e i 24 anni è molto elevato il tasso di abbandono scolastico e il numero di laureati è lontano dai valori europei.
La “fuga di cervelli” dal nostro Paese non aiuta a trattenere risorse preziose, sulle quali la comunità ha investito. Coerentemente con questi dati, la demografia ci sta condannando ad essere un Paese dove la popolazione in età lavorativa scenderà in 30 anni dal 63,8% al 53,3% del totale. Già oggi si evidenzia il mismatching tra domanda e offerta del mercato del lavoro, con difficoltà di reperimento di posizioni lavorative in media attorno al 40% delle entrate programmate. I cartelli con la scritta “cercasi personale” esposti fuori da molti esercizi commerciali e della ristorazione questa estate ne erano una semplice testimonianza, così come la ricerca di profili diversi da parte delle aziende ed il turnover del personale in ambito sanitario.
Questi scenari macroeconomici evidenziano alcuni dei punti deboli del nostro mercato del lavoro, a cui devono aggiungersi differenze di genere, aumento reale del costo della vita e mancato aumento dei salari in linea con i valori europei e tutela dei diritti in particolare nelle piccole imprese, che costituiscono gran parte del nostro tessuto produttivo. Non va rimosso come questi temi segnino poi un profondo divario tra le regioni produttive del nord, più simili nei dati ai Paesi europei e a quelli più industrializzati nel mondo, e le regioni del sud che ad oggi, dall’Unità d’Italia, non è mai stato possibile colmare. A questi problemi tipici del nostro mondo del lavoro andrebbero date risposte strutturali.
In occasione della nascita del nuovo Governo, l’Associazione Italiana per la Direzione del Personale (AIDP) ha sondato al proprio interno quale sia l’orientamento dei soci nei confronti delle priorità su cui il nuovo Ministro del Lavoro dovrebbe concentrarsi. Le cinque priorità emerse dalla survey riguardano al primo posto, e con ampio margine sulle altre, il taglio del cuneo fiscale. Segue la richiesta di aumentare la quota di welfare dal datore di lavoro in esenzione fiscale e previdenziale. Al terzo posto emerge, in linea con gli scenari che abbiamo sopra abbozzato, la necessità di costruire un sistema di politiche attive efficaci e orientate alle reali richieste del mercato del lavoro. La quarta priorità è quella di istituire nuovi incentivi all’assunzione o alla trasformazione dei contratti a tempo indeterminato. A dire il vero, questa necessità sembra essere già stata presa in considerazione dal “pacchetto” di misure che il nuovo Ministro sta presentando in vista della nuova Legge di Bilancio. Infine, l’ultima delle cinque priorità individuata dai nostri associati concerne il rivedere la normativa dei contratti a termine, favorendo il loro utilizzo senza eccesso di abusi.
Se anche al primo posto tra le priorità di molti degli addetti ai lavori emergono interventi di tipo economico a sostegno del reddito, soprattutto in una fase di turbolenza geopolitica e inflazione come l’attuale, nel medio e lungo periodo una strategia di sostegno al mercato del lavoro non può che concentrarsi sulle politiche attive. Quelle politiche, cioè, in grado di promuovere l’occupazione, l’inserimento e il reinserimento lavorativo e l’aiutare gli inoccupati e i giovani a cogliere le occasioni per acquisire le competenze oggi e nel futuro necessarie per inserirsi in un mondo in rapida trasformazione. Con la consapevolezza che solo un’azione razionale, attenta ai dati di lungo periodo, e che tenga in considerazione gli interessi delle diverse forze in campo, potrà consentire di superare le problematiche esistenti e quelle che già si prevedono nel futuro.
Umberto Frigelli, psicologo del lavoro e Consulente di Direzione aziendale, è partner Mading, Docente Universitario, Coordinatore Nazionale Centro Ricerche di AIDP.