La pandemia da Covid-19 ha avuto e continua ad avere conseguenze drammatiche su tutta la popolazione, non solo dal punto di vista fisico ma anche psicologico e psichiatrico. Un senso di incertezza nel futuro si è impossessato di noi adulti. Ma chi ne sta facendo e ne farà le spese sono soprattutto i ragazzi, i bambini e gli adolescenti. Federico Tonioni, psichiatra e psicoterapeuta, responsabile del Centro pediatrico per la psicopatologia da web al Policlinico Gemelli, disegna il mondo che ci aspetta e auspica uno scenario in cui gli esseri umani riscoprano il valore della vicinanza e dello stare insieme.
Di pandemia e salute in generale si parlerà a fondo nel corso del Festival del Futuro in programma dal 18 al 20 novembre. Tra i panel dedicati segnaliamo, ad esempio, quello in calendario giovedì 18 novembre, dalle 14, dal titolo “Dopo la pandemia: come affronteremo le future crisi sanitarie globali” con gli interventi di Pierfrancesco Nocini, Rettore dell’Università di Verona, Alberto Mantovani, Direttore Scientifico dell’Humanitas, Sergio Abrignani, dell’Università degli Studi di Milanom e Fabrizio Pregliasco, Direttore Sanitario dell’Istituto Galeazzi.
L’intervista a Federico Tonioni
La pandemia non è ancora finita, ma possiamo già tirare le prime somme sugli effetti psicologici. Come stiamo? Ma, soprattutto, come stanno i bambini e gli adolescenti?
«L’emergenza psicologica non è certo finita. Al di là dei dati in miglioramento o peggioramento, l’aspetto più pesante è quanto spazio mentale ci occupa il Covid. Questo riguarda tutti. Riguarda noi adulti, che abbiamo la possibilità di attivare le difese diverse da bambini e da ragazzi per esempio con atteggiamenti ipocondriaci o paranoici, ma riguarda soprattutto gli adolescenti la cui mente ha il vincolo di diventare un’altra cosa, è in trasformazione. Ma durante il Covid, paradossalmente, gli adolescenti sono sopravvissuti tollerando frustrazioni più forti di quelle che abbiamo tollerato noi. Hanno aumentato le relazioni digitali, con un grande uso e social e di chat che non hanno assolutamente aggravato la salute dei nostri figli ma li hanno aiutati a mantenere l’unico equilibrio possibile. Gli adolescenti vanno aiutati a mantenere tutte le relazioni possibili dal vivo».
E i bambini?
«Discorso diverso va fatto per i bambini piccoli. A differenza degli adolescenti che hanno a disposizione anche la trasgressione, ovviamente entro certi limiti, per poter sopravvivere, i bambini no. Loro assorbono passivamente l’angoscia dei genitori anche se non ne parlano; e di solito non ne parlano. Su di loro, però, le conseguenze della pandemia si sono concretizzate in una maggior passivizzazione».
Il Covid in quali condizioni ci ha trovato e quali condizioni psicologiche e psichiatriche ha esasperato?
«Il Covid ci ha trovato in una condizione di sostanziale onnipotenza. Mai come in questa epoca l’idea è di vivere a tempo indeterminato. Ci comportiamo come il se il tempo non passasse. Eravamo completamente impreparati a un tonfo di questo tipo, è stato come cadere da un piedistallo. Ci siamo scontrati con un’angoscia di morte. Ma la cosa non è del tutto negativa. Se riusciamo ad accettare il passare del tempo, riusciamo anche a viverlo meglio. L’alternativa è dissociarsi dal tempo, e questo non fa bene. Perché, ogni azione dissociativa di rimozione della realtà, comporta il fatto di non pensare ma il prezzo da pagare è altissimo. Così si vive con un’angoscia di base che non ci fa sentire reali».
Cosa ci aspetta dal punto di vista psichiatrico e psicologico? Nel frattempo sono nate nuove sindromi?
«Non è facile prevede cosa ci aspetterà da un punto di vista psicopatologico. Spero non ci sia un’inversione di tendenza sul naturale bisogno che abbiamo noi umani di stare insieme agli altri. Si spera che non sia così invertito il rapporto tra distanza e vicinanza. Sicuramente negli adulti ha scatenato, ha slatentizzato cose preesistenti come ipocondria e paranoia ossessività. Ora dobbiamo puntare sulle risorse sia dei bambini che degli adolescenti che hanno un profilo cognitivo diverso dal nostro e che possono dare una prova delle capacità evolutive grazie ai tentativi di digitalizzazione della realtà, dalla Dad in su. La scuola, più che la famiglia, è un ambiente determinante. Oggi i ragazzi hanno un profilo cognitivo diverso, più avanzato. La scuola è rimasta indietro, non si è evoluta, non è divertente».
«Ora – ha concluso Tonioni – ha la grande occasione di evolversi fino ad arrivare a cambiare le idee intorno ai disturbi dell’apprendimento usando forme di apprendimento diverse. Perché la distanza che non ha colmato la scuola verso i ragazzi, è stata calmata da un furore diagnostico nei confronti di quei bambini. Vediamo infatti spesso che in una classe la metà dei bambini viene classificata come dislessica o discalcula o disgrafica o iperattivo. Bisogna favorire l’evoluzione mentale dei nostri figli. La distanza più sana tra adolescenti e adulti è sempre la fiducia e mai il controllo. Abituiamoci, anche e soprattutto per il futuro, a non dare ordini ai nostri figli attraverso il porre regole. Perché tutte le volte che riduciamo un figlio all’obbedienza, quel figlio accumulerà rabbia e la rabbia non lo aiuta a crescere. Le regole vanno date per innescare trattative. Mai esercitare un potere su un figlio. Vincere su un figlio non serve a niente. La rabbia, insieme alla noia, è alla base di quasi tutte le forme di psicopatologia che si manifestano negli adolescenti».
Denise Faticante