«Con l’arrivo di Spotify il cliente ha smesso di voler comprare il cd o il brano: vuole soltanto l’accesso alla musica. Nel mondo bancario avverrà una conversione simile a quella dell’industria musicale». Alessandro Hatami, Managing Partner Pacemakers, è il coautore di Reinventing Banking and Finance, libro scritto insieme Helene Panzarino (edito da KoganPage Editore), in cui viene analizzata l’evoluzione del fintech a livello globale per capire come questo settore può innovare il rapporto tra consumatori/cittadini/risparmiatori e istituti bancari. «Col digital banking – aggiunge Hatami – si torna alle origini: ora la banca pensa molto di più a quale sia davvero il bisogno dell’utente, in una logica che sembra one to one, ma è one to million». L’esperto fa il paragone storico con il Banco di San Giorgio a Genova: non ci si concentrava tanto sulla vendita di prodotti ai clienti, ma si puntava a fidelizzarli con un’offerta su misura delle loro esigenze. La finanza è uno dei temi chiave della prima puntata di Segnali di Futuro, la docuserie online che riassume il meglio dell’ultima edizione del Festival del Futuro.
Fintech: i numeri nel mondo
Tra il 2015 e il 2020, stando a CBInsights, le 250 startup e scaleup fintech più strutturate al mondo hanno raccolto quasi 50 miliardi di dollari di finanziamenti in 900 accordi complessivi. «Per una fintech – spiega Hatami – l’importante è scalare e diventare grande in mercati che accettano la sua offerta dal punto di vista regolamentare». È ancora presto per capire quale sarà la neobanca del futuro, ma non è improbabile che possa arrivare dalla Cina, terreno fertile per le cosiddette superapp come WeChat. Oltre che essere una piattaforma di messaggistica, infatti, quest’ultima offre la possibilità di pagare, prenotare e vendere. «Con questa logica – commenta Hatami – non si pensa mai ai soldi e al servizio bancario. Una banca si presenta come amica, mostra flessibilità e guadagna fiducia. In buona sostanza la banca del futuro accetterà di guadagnare meno per mantenere una relazione duratura con il cliente». Del futuro del mondo bancario e di molto altro si parlerà nell’evento online in programma martedì 11 maggio, The Global Banking Forum, a cui è ancora possibile iscriversi.
Tra le sfide più interessanti nel futuro del fintech ci sarà anche l’innovazione per i cosiddetti unbanked, ovvero consumatori che non hanno attivi servizi bancari tradizionali come conti correnti o carte di credito. Se in Italia il 93% della popolazione ha prodotti simili (in Austria si arriva al 98%), in altre regioni del mondo la situazione è opposta. «Gli unbanked non hanno molti soldi, ma nascondono un potenziale enorme. In India, ad esempio, il telefonino è diventato lo sportello bancario e immagino possano arrivare grandi innovazioni da questo contesto. In Europa è un segmento molto piccolo. In Cina, con oltre un miliardo di abitanti, l’introito medio è inferiore a quello di un europeo». Se abbiamo citato le 250 fintech più forti al mondo – dentro troviamo, ad esempio, Revolut, Stripe e Coinbase – vanno infine citate le Big Four, che giocheranno un ruolo decisivo nel panorama fintech del futuro. Amazon, Google, Facebook e Apple rientrano nella partita. Secondo gli autori di Reinventing Banking and Finance, questo passaggio potrebbe essere tra i più rivoluzionari. «Prima o poi – conclude Hatami – si farà banking con questi soggetti». Di recente, infatti, WhatsApp (ovvero Facebook) ha rilanciato il test dello scambio di denaro tramite l’app di messaggistica in Brasile.
Alessandro Di Stefano