Crollo demografico, che impatto ha avuto la pandemia in Italia?

13-07-2021 | News

Con la pubblicazione del Rapporto annuale 2021 dell’Istat, l’Italia torna a confrontarsi con uno dei suoi problemi più importanti, che ha un impatto non soltanto sulla società, ma anche sull’economia e la ripresa. Il quadro demografico nel 2020 ha registrato un nuovo minimo storico di nascite dall’Unità d’Italia e un massimo di decessi dal secondo dopoguerra: andando a guardare i dati questo calo significa che i nati della popolazione residente sono stati 404.104, “in diminuzione del 3,8 per cento rispetto al 2019 e di quasi il 30 per cento a confronto col 2008, anno di massimo relativo più recente delle nascite”. Pochi mesi fa il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, aveva commentato lo scenario nazionale sulla natalità con queste parole: «Un’Italia senza figli è un’Italia che non crede e non progetta. È un’Italia destinata lentamente a invecchiare e scomparire».

Natalità: il trend dal 2008

Sarebbe però sbagliato attribuire alla pandemia un effetto decisivo sul crollo delle nascite nel nostro paese. Come infatti sottolinea il Rapporto annuale 2021 dell’Istat “il calo di nascite registrato nel 2020 è stato influenzato solo in piccola parte dalla pandemia. I primi dieci mesi dell’anno mostrano una diminuzione del 2,7 per cento, in linea con il ritmo che ha caratterizzato il periodo dal 2009 al 2019 (-2,8 per cento in media annua)”. Di fatto la questione demografica fotografa un trend in atto da almeno dieci anni e che può essere in parte attribuito alle conseguenze della crisi economica del 2008.

Il ruolo delle donne

Il tema della natalità si collega direttamente al ruolo delle donne nella società. Sempre il premier Draghi aveva detto che «la consapevolezza dell’importanza di avere figli è un prodotto del miglioramento della condizione della donna, e non antitetico alla sua emancipazione. Lo Stato deve dunque accompagnare questa nuova consapevolezza. Continuare ad investire sul miglioramento delle condizioni femminili. E mettere la società, donne e uomini, in grado di avere figli».

L’Istat ha poi sottolineato anche il rapporto tra natalità e nuovi matrimoni. Il crollo di questi ultimi (quasi -50% rispetto al 2019) – dovuti anche alle restrizioni e ai lockdown dello scorso anno – si inserisce in un trend che era in corso da anni. Finora i dati confermano “la convinzione che la crisi abbia amplificato gli effetti del malessere demografico strutturale che da decenni spinge sempre più i giovani a ritardare le tappe della transizione verso la vita adulta, a causa delle difficoltà che incontrano nella realizzazione dei loro progetti”. Tutto questo ha una conseguenza diretta sulla natalità.

Le proiezioni e le ipotesi sul futuro non sono semplici da fare, ma l’Istat ha pubblicato nel suo rapporto un’analisi sugli effetti della pandemia nel breve e medio termine sui nuovi nati. “Nel periodo 2021-2023 – si legge nel documento – il calo di matrimoni osservato nel 2020 potrebbe portare a circa 36 mila e 500 nascite rispetto alle oltre 70 mila ipotizzate in assenza di pandemia, con un deficit di quasi 34 mila unità”.

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