Turismo, la transizione necessaria. Gli scenari dell’Unwto sul rimbalzo estivo

22-04-2021 | News

turismo

Come può ripartire un’industria che a livello globale ha subìto un’emorragia da 1.300 miliardi di dollari? Ora che l’Italia inizia una lenta ripartenza, con le prime riaperture, anche il turismo è chiamato ad attuare una transizione verso un nuovo modello di sviluppo. Stando ai dati dell’Organizzazione mondiale del turismo (Unwto), guidata da Alessandra Priante, il crollo economico finito sulle spalle dell’intero settore lo scorso anno ammonta a «più di 11 volte la perdita registrata durante la crisi economica globale del 2009». Mentre in Italia prosegue la campagna vaccinale – oltre 14 milioni di dosi somministrate – e il dibattito sul turismo internazionale affronta la sfida (o utopia?)  delle isole covid free, quali sono gli scenari possibili? E, gli esperti si chiedono, esiste un’altra strada per non ripetere gli errori del passato? In altre parole, come cambierà il turismo in futuro?

Turismo: cosa porterà l’estate?

I dati più aggiornati dell’Organizzazione mondiale del turismo suggeriscono due ipotetici scenari per il 2021. In entrambi l’estate dovrebbe portare a un rimbalzo a livello internazionale: il primo lo colloca in luglio, quando si potrebbe registrare un aumento del 66% degli arrivi internazionali (arrivi che sarebbero comunque ancora il 55% al di sotto dei livelli del 2019); il secondo sposta invece il rimbalzo a settembre, con un aumento del 22% degli arrivi rispetto all’anno scorso (il 67% al di sotto dei livelli del 2019).

L’industria del secolo

«È fortissima la spinta a far ripartire l’economia come se non fosse successo niente», avverte su El País Marco D’Eramo, giornalista e saggista autore de Il selfie del mondo, convinto che il turismo rappresenti l’industria del secolo. «Ora il covid-19 ci ha mostrato quanto quest’industria, di solito trattata con sufficienza, sia essenziale. La sottovalutiamo perché confondiamo il turismo con i turisti, e i turisti sono difficili da prendere sul serio: ci sembrano buffi, letteralmente fuori posto. Li trattiamo sempre con sufficienza e gli attribuiamo i danni del turismo: come se incolpassimo gli operai per gli avvelenamenti causati dalle fabbriche. Ma siamo tutti turisti che disprezzano gli altri turisti».

Se la transizione ecologica guiderà davvero la scelta dei governi, andrà affrontato anche il nodo del cosiddetto carbon footprint del turismo. Stando a uno studio dell’Università di Sydney questo settore sarebbe infatti responsabile dell’8% delle emissioni a livello globale. Per ridurre questa quota le misure sono molteplici: di recente, in Francia, è stata approvata in prima lettura una legge che bloccherebbe i voli interni di fronte ad alternative su rotaia che prevedano almeno 2 ore e mezza di viaggio in treno. Tutto questo è un risultato accolto con soddisfazione dal movimento no flight, cresciuto negli ultimi anni anche grazie all’attivismo di Greta Thunberg. Sempre su questo tema, Lonely Planet ha raccolto alcune idee su come il turismo debba convertirsi a un nuovo modello di sostenibilità e di inclusione.

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