Il futuro della tecnologia: gli smartphone scompariranno?

13-04-2021 | News

Siri, Alexa e Google. Sono le tre streghe che starebbero minacciando il futuro dello smartphone, il dispositivo tecnologico che da oltre un decennio monopolizza la nostra quotidianità, prima con telefonate ed sms, poi con chat, social e app. Secondo un articolo pubblicato su Tech Advisor, tra dieci anni le persone non utilizzeranno più gli smartphone come oggi, perché tutta la tecnologia sarà al di fuori dell’ultimo modello di Iphone o simili. Se oggi grazie all’internet of things e agli smart speaker lo smartphone viene visto effettivamente come centro del nostro ecosistema tech, in futuro i dispositivi potrebbero diventare talmente smart da renderlo superfluo. Questo scenario, all’apparenza improbabile visto che nel 2020 sono stati venduti 1,37 miliardi di smartphone, è da alcuni prefigurato come una realtà del futuro prossimo. «Tra circa cinque anni – diceva nel 2019 Kang YunJe, responsabile del team di progettazione di Samsung Electronic – le persone non si accorgeranno nemmeno di indossare degli schermi».

L’alternativa di Facebook

Il futuro della comunicazione passa senz’altro attraverso il destino del prodotto che ha rivoluzionato il mondo delle interazioni sociali, dell’intrattenimento e del lavoro. Chi sta lavorando da tempo su una possibile alternativa agli smartphone è Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook, che di recente ha rilasciato un’intervista allo youtuber Marques Brownlee, parlando di ondata di nuove tecnologie dirompenti che investono il mercato ogni 15 anni. «Gli smartphone sono fantastici – premette Mr. Facebook – ma non sono la fine del percorso». Con il progetto Oculus, Menlo Park è al lavoro sulla realtà aumentata e su quell’evoluzione che Zuckerberg ha definito come una sensazione di presenza di altre persone intorno a noi che i cellulari moderni non sono mai riusciti a darci, isolandoci invece. Grazie agli smart glasses – sui quali Facebook ha già stretto un accordo con la Luxottica di Leonardo Del Vecchio – potremmo davvero dare l’addio agli smartphone?

La visione di Neuralink

Chi si è spinto ancora più in là è Elon Musk, con la sua startup Neuralink. L’obiettivo di questa azienda è sfruttare la biotecnologia per installare nel cervello umano quello che in gergo viene definita una BCI (brain-computer interface). Nel 2020 i primi test, su un maialino di nome Gertrude, sono stati promettenti e forse addirittura entro la fine del 2021 potrebbero già partire i test sull’uomo; pochi giorni fa l’azienda ha concluso con ottimi risultati anche l’esperimento su un macaco di nove anni che è riuscito a giocare al videogioco Pong usando soltanto il cervello. Alla base di questa innovazione, che alcuni potrebbero associare a una deriva cyborg, c’è la convinzione da parte dell’imprenditore sudafricano che l’intelligenza artificiale potrebbe davvero soggiogare l’uomo (lo aveva spiegato in questa chiacchierata con Jack Ma, fondatore di Alibaba). Con questi chip ciascuno verrebbe dunque protetto dai rischi, raggiungendo al tempo stesso una vera e propria simbiosi con l’AI dei vari dispositivi. Oltre a questo, Neuralink avrebbe una potenzialità anche in ambito medico, al punto che non sono da escludere applicazioni per capire l’utilità di questa nuova frontiera biotech anche per le persone con disabilità motorie.

Finora si è parlato di quello che minaccia lo smartphone. Ma guardando ai numeri siamo davvero di fronte a una morte annunciata? Secondo il portale statista.com nel 2018 si è toccato un picco di vendite di questi prodotti (1,55 miliardi); l’anno seguente c’è stato un lieve calo a (1,54 miliardi), fino al tonfo del 2020 (1,37 miliardi, il peggior dato dal 2015). La pandemia e i conseguenti lockdown hanno senz’altro giocato un ruolo in questa contrazione, ma gli analisti si aspettano già un rimbalzo nel 2021. Lo smartphone – su cui ci sarebbe da affrontare anche un dilemma etico relativo allo sfruttamento dei preziosi materiali necessari a costruirlo – non sparirà alla svelta.

Alessandro Di Stefano

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