Fondata a fine 2019 dai gestori di sei dei principali fondi di Venture Capital attivi in Italia, VC Hub Italia conta oggi più di 30 soci investitori – fra cui fondi di Venture Capital, family offices e corporate venture capital – oltre a più di 80 tra startup e PMI innovative, che hanno ricevuto oltre mezzo miliardo di euro in diversi round di finanziamento. Tra queste ci sono BrumBrum (ecommerce auto usate e noleggio a lungo termine), Casavo (Proptech), Credimi (Fintech), DoveConviene (Drive to store), Moneyfarm (Fintech), Everli (marketplace acquisti online), Echolight (Life Sciences) e WeTaxi (Mobility).
L’associazione mira a far modificare parte dell’ecosistema normativo per rendere più agevole investire nell’innovazione in Italia, attrarre maggiori capitali pubblici e privati e valorizzare l’innovazione come motore della competitività e della crescita economica e sociale del Paese. «Vogliamo inoltre diffondere la conoscenza del capitale di rischio e costruire una cultura italiana del venture capital, che finora in Italia è stato limitato nel proprio sviluppo anche perché ancora non sufficientemente noto», dichiara Fausto Boni di 360 Capital Partners, primo Presidente di VC Hub Italia.
Per raggiungere questi obiettivi, l’associazione collabora costantemente con le istituzioni: «Abbiamo costruttivamente collaborato con il governo nella predisposizione del “Pacchetto startup” e saremo contenti di lavorare con lo stesso spirito ai decreti attuativi e alla conversione in legge del decreto – dichiara Francesco Cerruti, Direttore Generale di VC Hub Italia –. In particolare, auspichiamo che venga ulteriormente dettagliato il principio della destinazione del fondo di sostegno per il Venture Capital, che VC Hub vorrebbe basato sulle modalità di co-investimento con un moltiplicatore rispetto agli investimenti privati, attraverso la formula del prestito convertendo».
«Confidiamo inoltre in una rimodulazione della suddivisione delle risorse totali previste dal pacchetto – prosegue Cerruti –. Ci auguriamo infatti che siano privilegiati meccanismi che prevedano l’assegnazione di una parte più significativa delle risorse a operazioni che tengano conto dell’effettivo potenziale delle imprese. Siamo pronti a collaborare per la ricerca della soluzione migliore per la previsione di un credito d’imposta, misura chiave per un settore che per sua stessa natura si trova spesso a dipendere dai prestiti bancari. Confidiamo nella rapidità del processo per l’erogazione dei fondi, così da consentire le assegnazioni entro e non oltre la fine del 2020».
Giulia Cimpanelli