Banda ultralarga: accordo Cdp-Tim per colmare il ritardo italiano

1-09-2020 | News

Cassa depositi e prestiti e Tim uniscono le forze per formare un unico attore che diffonda la banda ultralarga su tutto il territorio nazionale. L’accordo di lunedì 31 agosto, siglato dai due consigli di amministrazione attraverso una dichiarazione di intenti (tecnicamente, memorandum of understanding), pone le basi per un non più rinviabile superamento del digital divide in Italia.

Secondo il Ministero dello Sviluppo Economico, ad oggi solo il 20,3% del Paese naviga con banda ultralarga ad almeno 100 megabit per secondo (Mbps) e il 66,6% ad almeno 30 Mbps. Trattandosi di un terreno dove le regole sono comunque quelle del profitto e del business, a non tutti gli attori telco conviene investire nei territori più periferici. Ecco perché il pubblico ha deciso da tempo di dotarsi di una società – Infratel, interna al Mise – che colmi il divario nelle zone bianche e grigie, investendo dove nessuno investe.

Nasce FiberCop, primo passo verso la rete unica

Il memorandum tra Cdp e Tim è soltanto il primo passaggio. Le società si sono state come scadenza marzo 2021 per arrivare al closing, formando così la società per la rete unica nazionale. Prima FiberCop, per diventare in seguito AccessCo. Nella nuova creatura è entrato anche il fondo americano Kkr Infrastructure, ottenendo il 37,5% di quote. Tim detiene la maggioranza (58%), mentre Fastweb il 4,5%. L’obiettivo strategico è quello di venire incontro soprattutto alle zone bianche e grigie, quelle con scarso o addirittura assente accesso alla rete.

Nei piani di Cdp e Tim è stato fissato il 2025 come anno termine per coprire il 76% delle unità immobiliari delle aree più svantaggiate con la banda larga. Come si legge sul sito di Cassa depositi e prestiti «il progetto punta alla nascita di AccessCo, società aperta anche ad altri investitori e destinata a gestire la rete unica nazionale. AccessCo verrà costituita mediante la fusione di FiberCop, società comprensiva della rete di accesso primaria e secondaria di Tim, e di Open Fiber, società dedicata alla fibra ottica e partecipata da Cdp e Enel».

Banda ultralarga, dagli armadi alle case

Per capire l’importanza di FiberCop, bisogna parlare proprio della rete secondaria di Tim. Si tratta di quella che, in poche parole, porta la connessione dagli armadietti in strada fino alle abitazioni. Durante il lockdown il tema della solidità dell’infrastruttura che regge internet è stato tra i più accesi. La didattica a distanza e lo smart working – o, meglio, home working – hanno raggiunto picchi record. Se è vero che in pochi hanno ceduto al panico, temendo un black-out per i troppi byte, d’altra parte i ritardi italiani sul digitale sono emersi più gravi che mai (un esempio su tutti: non tutti gli studenti avevano connessione adeguata per accedere alle lezioni online). In attesa di capire quali saranno dunque i prossimi passaggi, il ministro dell’Innovazione, Paola Pisano, ha intanto lanciato la proposta di rendere obbligatoria l’educazione digitale a scuola.

Nel momento in cui la banda ultralarga sarà attiva anche in tante zone bianche, non è detto che la domanda incontri l’offerta. Un mezzo paradosso constatato anche dalla società Infratel che si occupa proprio di gestire questa fetta di mercato. «A contare – ha scritto il ministro Pisano – è che questa disciplina permetta ai nostri ragazzi di disporre, in maniera sistematica, di competenze digitali utili sia per il lavoro sia nella vita quotidiana».

Alessandro Di Stefano

Photo by NASA on Unsplash

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