Telemedicina, la sfida del post-emergenza è diventare la normalità

4-06-2020 | News

Due lezioni che dovremmo aver imparato dall’epidemia sono l’importanza del settore sanitario e l’imprescindibilità delle tecnologie. Secondo la definizione fornita dall’Oms nel 1997, la telemedicina sembra inserirsi perfettamente al centro di queste due priorità: «La telemedicina è l’erogazione di servizi sanitari quando la distanza è un fattore critico, per cui è necessario usare, da parte degli operatori, le tecnologie dell’informazione e delle telecomunicazioni al fine di scambiare informazioni utili alla diagnosi, al trattamento e alla prevenzione delle malattie e per garantire un’informazione continua agli erogatori di prestazioni sanitarie e supportare la ricerca e la valutazione della cura».

La medicina a distanza come occasione

Per molti la Fase 2, impropriamente definita della ripartenza, si sarebbe dovuta chiamare Fase della riprogettazione. In realtà basterebbe continuare a costruire sulle fondamenta che già esistono: in Italia di telemedicina si parla dal 2008 e il Ministero della salute ha pubblicato nero su bianco le linee d’indirizzo nel 2012. Niente di nuovo, dunque. Quello che invece il Coronavirus ha contribuito a palesare è la necessità di un cambio di paradigma, in direzione di una digitalizzazione della sanità, ormai improcrastinabile.

In un periodo in cui il distanziamento sociale si è rivelata l’arma più valida per contrastare il Covid, la telemedicina può rappresentare un’occasione fondamentale per il futuro. Ma sarebbe un errore pensarla come strumento valido solo in caso di emergenza epidemiologica. Le opportunità che offre ai pazienti sono infatti molteplici anche in «tempo di pace»: permette la presa in carico, il monitoraggio e il consulto di pazienti oncologici, immunodepressi, malati cronici. Consente di far viaggiare online esami e referti, di fare consulti da remoto e più in generale di colmare il gap tra bisogni e risorse. Non è in sostituzione alla medicina tradizionale, ma ne costituisce un prezioso supporto, grazie a nuovi canali di comunicazione e tecnologie innovative.

La telemedicina in Italia e il confronto europeo

Lo hanno capitoPaesi come la Norvegia e la Svezia, nei quali la telemedicina è una realtà già dal 2008. La Spagna ha implementato la sanità digitale negli ultimi quindici anni e il ministro della sanità tedesco ha pronosticato che a fine 2020 il digitale funzionerà a pieno regime anche in Germania. L’auspicio è che l’Italia possa cogliere l’opportunità. Ina base ai dati dell’Osservatorio del Politecnico di Milano,la spesa complessiva per la sanità digitale in Italia nel 2019, tra quanto investito da Ministero della salute, dalle Regioni, dalle singole strutture sanitarie e dalla rete della medicina generale, ammonta a 1,39 miliardi di euro, con una crescita del 7% rispetto all’anno precedente.

Ma ancora non basta. Secondo quanto emerge dal report “Innovative Europe. The Way Forwardil nostro Paese si piazza al 20esimo posto nella classifica europea relativa al livello di digitalizzazione dei servizi sanitari, nettamente al di sotto dei principali Stati Ue. Sul podio i Paesi del Nord Europa, con le migliori performance registrate da Danimarca, Olanda e Finlandia. La Spagna è al sesto posto, la Germania undicesima, la Francia quindicesima. Quelle meno digitalizzate a livello sanitario sono Romania, Polonia e Bulgaria, lontane dall’Italia solo undici punti percentuali.

Le piattaforme private

Un barlume sembra però arrivare dalle piattaforme di telemedicina private che hanno sempre più appeal, come dimostrato dal successo maturato durante i mesi di lockdown. Attraverso il portale di Topdoctors, il paziente può contattare uno specialista attraverso videoconferenza, un messaggio privato o prendendo appuntamento online. Più di 20 milioni di pazienti si sono affidati a questo network per la scelta di un medico in Spagna, Italia, Regno Unito, Messico, Colombia e Stati Uniti. Poi c’è EpiCura, il primo poliambulatorio digitale in Italia, cheoltre a mandare specialisti a domicilio, risponde ai quesiti dei pazienti a prezzi calmierati, così come fa il Centro Medico Sant’Agostino. Si tratta di una rete di poliambulatori, i cui medici di medicina generale o specialisti rispondono alle domande dei pazienti via chat. Che la telemedicina sia diventata un valido alleato in tempi di Covid lo si legge anche in un articolo del Washington Post che tratta il tema: gli appuntamenti video su Teladoc Health, il più grande fornitore americano di assistenza sanitaria virtuale, sono aumentati del 50 percento durante l’emergenza epidemiologica.

Giulia Cimpanelli

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