Un miliardo di euro per sostenere le startup innovative in Italia. È questo l’obiettivo del Fondo Nazionale Innovazione, nuovo strumento finanziario in mano a Cassa Depositi e Prestiti che avrà il compito di investire nell’ecosistema tra il 2020 e il 2022. Il piano triennale “Dall’Italia per innovare l’Italia” è stato presentato il 23 giugno in un momento non facile per l’economia italiana: la crisi e la recessione hanno appena iniziato a mordere e le startup innovative – oltre 11 mila quelle censite in Italia – hanno di fronte un futuro incerto. Previsto nella legge di bilancio 2019, il Fondo Nazionale Innovazione avrà un ruolo di sostegno al Venture Capital «per difendere – così si legge sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico – l’interesse nazionale contrastando la costante cessione e dispersione di talenti, proprietà intellettuale e altri asset strategici che nella migliore delle ipotesi vengono “svendute” all’estero con una perdita secca per il sistema Paese».
Fondo Nazionale Innovazione, già sottoscritti 800 milioni
Del miliardo di euro previsto nel Fondo Nazionale Innovazione 800 milioni sono già stati sottoscritti e serviranno per investimenti diretti e indiretti in startup e PMI innovative. Francesca Bria ed Enrico Resmini sono rispettivamente presidente e amministratore delegato del nuovo organo. La notizia è stata accolta con soddisfazione dal mondo startup italiano, tenuto per molto tempo ai margini quando si parlava di sostegno economico concreto per far crescere le eccellenze e permettere a giovani aziende di scalare un’idea di business. Come ha spiegato Luca De Biase su Il Sole 24 Ore, «la politica economica favorevole alle startup è nata in Italia nel 2012, con il governo di Mario Monti, quando al Mise c’era Corrado Passera». Quasi un decennio che ha aggiunto un nuovo traguardo con il Fondo Nazionale innovazione.
Sul sito di Cassa Depositi e Prestiti sono elencate le principali operazioni di cui si dovrà occupare il FNI: «ampliare gli investimenti diretti e indiretti, favorendo anche la nascita di nuovi gestori, che investano in startup nelle varie fasi di sviluppo, dal segmento dell’early stage al segmento del growth capital»; lo sguardo viene puntato anche al mondo universitario e della ricerca, per il quale bisognerà «promuovere la nascita di nuovi strumenti di investimento», magari incentivando il cosiddetto «corporate venture capital»; il Fondo punterà poi a costruire un rete all’interno del mondo Venture Capital per tessere relazioni con l’estero; infine c’è spazio anche per un’operazione di open innovation da parte di Cdp in modo da «favorire il contatto tra le startup e le aziende partecipate dal Gruppo Cdp, ampliando le opportunità di sbocco a clienti e mercati per le nuove imprese».
Nel 2021 arriva il Fondo Late Stage
Come è stato spiegato nel corso della conferenza stampa, il Fondo è composto a sua volta di quattro Fondi già attivi (Italia Venture I, Italia Venture II, Fondo di Fondi VenturItaly, Fondo Acceleratori), a cui se ne aggiungeranno altri due (Fondo Corporate Venture Capital e Fondo Tech Transfer) entro quest’anno. Nel 2021 sarà la volta di un settimo – il Fondo Late Stage – rivolto proprio a quelle startup già avviate che necessitano di una spinta definitiva per lanciarsi sui mercati internazionale. Intanto, entro dicembre, Cassa Depositi e Prestiti ha in programma di deliberare 250 milioni di investimenti.
Alessandro Di Stefano