Carne sintetica o stampata in 3D: la rivoluzione che può salvare il pianeta

6-07-2020 | News

Nell’arco dei prossimi 20 anni il consumo di carne subirà un cambiamento radicale: il 60% dei prodotti che chiamiamo «carne» non proverrà più dalla macellazione, ma sarà costituito da alimenti 100% veg, dal gusto simile alla carne, o da altri ricavati dalla clonazione di poche cellule animali. Lo rivelava già un anno fa un articolo del quotidiano britannico The Guardian, facendo riferimento ad una relazione diffusa dalla società di consulenza AT Kearney.

Questo cambiamento potrebbe innescare alcune conseguenze positive: sono noti infatti i pesanti impatti sull’ambiente, l’elevato utilizzo di risorse, il basso tasso di conversione e lo scarso benessere degli animali in epoca di allevamenti industrializzati intensivi e di aumento della popolazione mondiale.

Il consumo di fake meat cresce nell’emergenza Covid

La fake meat (o non-carne) sta già conquistando tutti, dai carnivori ai vegani, e promette di rivoluzionare il futuro dell’alimentazione. Per di più in questi mesi di emergenza Covid-19 il suo consumo ha avuto un’impennata, facendo segnare negli Stati Uniti un +264% di vendite. Questo perché, in generale, l’industria della carne “vera” ha una catena di produzione molto lunga e poco automatizzata: quella della carne sintetica, invece, facendo ampio uso di tecnologia e richiedendo poco personale, è più facilmente attuabile anche in modalità di distanziamento sociale.

In ogni caso il mercato della fake-meat può contare su straordinarie prospettive di crescita, con un giro d’affari che secondo diversi analisti potrebbe salire negli Usa dai 670 milioni di dollari del 2018 fino a circa 35 miliardi, prendendosi una fetta di circa il 15% del mercato della carne. Nel settore ci sono diverse aziende promettenti come Tofurky, Incredible Foods e Impossible Foods: quest’ultima ha già portato la sua carne artificiale sui vassoi dei Burger King europei.

La cosiddetta non-carne non è un prodotto vegano o un comune sostitutivo: è esattamente uguale a una carne, ma non viene prodotta da un taglio animale. Il segreto è nella sua composizione. I ricercatori di Beyond Meat, azienda nata a Los Angeles nel 2009, sono riusciti a isolare dalla proteina animale il cosiddetto eme, un complesso chimico che restituisce il gusto del ferro e quindi della carne al sangue. Questo eme è contenuto anche nelle radici di alcune piante, come i piselli e la soia.

Beyond Meat e il segreto dell’eme

Così, aumentando la produzione di eme in laboratorio, gli scienziati Beyond Meat hanno elaborato una finta carne fatta solo con acqua, proteine di piselli gialli, olio di cocco e succo di barbabietola, che le dona il colore rossiccio. Anche la carne di Impossible Foods è fatta da grano, olio di cocco, patate ed eme. I suoi valori nutrizionali sono molto simili, ma con alcune differenze che consistono nella totale assenza di colesterolo e grassi idrogenatie nella presenza di fibre e più sodio. Inoltre, rispetto alla carne vera, nel processo di produzione c’è un risparmio del 99% di acqua, del 93% di energia e del 90% di emissioni di gas serra.

Beyond Meat è stata protagonista di un vero e proprio boom nel giorno del suo debutto a Wall Street a maggio del 2019. Nel primo giorno di scambi sull’indice tecnologico Nasdaq, l’azione “Bynd” ha chiuso con un rialzo del 163%. Per la felicità di alcuni azionisti famosi, tra questi l’attore Leonardo Di Caprio e Bill Gates, fondatore di Microsoft.

Novameat: carne coltivata e stampata a Barcellona

Un’altra rivoluzione che potrebbe influire sul nostro modo di mangiare è quella della carne stampata in 3D, un tipo di carne sintetica ma non artificiale. In questo caso la produzione può partire sia da materie vegetali che da cellule animali coltivate in laboratorio. È il campo in cui opera Novameat, una startup con sede a Barcellona fondata dall’ingegnere biomedico italiano Giuseppe Scionti che ha recentemente ottenuto fondi di investimento dalla società New Crop Capital per continuare la ricerca nell’ambito di proteine alternative.

Anche qui i vantaggi non mancano e riguardano sempre il minor impatto ambientale, grazie all’abbattimento della produzione di CO2 e al contenimento del consumo di acqua e suolo da pascolo necessari agli animali. Oltre ai benefici sulla salute: all’interno di prodotti vegetali, infatti, non sono presenti colesterolo e gli agenti patogeni contenuti abitualmente nella carne.

Andrea Fasulo

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