Il 2023 sarà un anno di grandi decisioni
di Enrico Sassoon
È certamente il tema del momento. Di intelligenza artificiale (IA) si parla sempre di più e da più parti si sente dire che il 2023 rappresenta un anno di grandi decisioni in relazione a grandi progressi in atto. O, addirittura, un anno di svolta. La questione non è semplice e occorre separare gli eventi reali dal rumore di fondo. In un recente articolo su Harvard Business Review Italia, Tom Davenport e Nitin Mittal sostengono che la maggior parte delle aziende che hanno avviato progetti di IA e ML (machine learning) non hanno finora registrato particolari miglioramenti di efficienza e competitività. D’altra parte, molti studi, specie di grandi società di consulenza, riportano l’intenzione delle aziende, non solo di grande dimensione, di aumentare gli investimenti in IA nel 2023 e negli anni seguenti. Siamo dunque di fronte a iniziative di investimento tecnologico con ritorni scarsi o, come minimo incerti? E, quando questo è il caso, come migliorare i processi di selezione e investimento per migliorarne l’efficacia e il tasso di successo?
Una ricognizione di diverse indagini sull’introduzione di processi di gestione dei dati, analytics e IA (si veda Randy Bean in www.hbritalia.it) mette in evidenza che, in effetti, la crescita degli investimenti è importante ma che allo stesso tempo l’efficacia è bassa perché questi processi, e gli strumenti relativi, non penetrano diffusamente nell’organizzazione. Spesso questi progetti non vengono adeguatamente introdotti in tutti i layer organizzativi, talvolta sono gestiti in modo non partecipativo da parte dei responsabili dell’innovazione e di frequente occorre lamentare un ritardo culturale aziendale di cui pochi sembrano preoccuparsi.
Nel loro articolo, Davenport e Mittal confermano questa situazione di stallo e propongono una metodologia per sbloccarla in modo pratico e concreto. Sono dieci azioni che hanno l’obiettivo di diffondere la cultura dell’innovazione e la capacità di attivarla con gli strumenti più avanzati di utilizzo dei dati, dell’analitica e dell’IA integrando tutte le azioni nell’organizzazione. La premessa per realizzare questa operazione con successo è però che il vertice aziendale abbia bene in mente l’obiettivo da realizzare, si assicuri di avere dei partner capaci (ecosistema) con i quali introdurre l’IA in modo progressivo e flessibile nei flussi di lavoro esistenti e, soprattutto, che concepisca l’investimento non in modo episodico, bensì avendo in mente un percorso da realizzare mantenendo salda la governance dell’operazione nel tempo.
Ma vi sono molti aspetti importanti relativi all’introduzione dell’IA in azienda. Un punto rilevante messo in evidenza dagli esperti di McKinsey riguarda il governo del processo che, si sottolinea, deve essere appoggiato e sostenuto non solo dal vertice aziendale ma anche dal consiglio di amministrazione. Un passaggio delicato e importante dato che questo implica che nei board vi sia la capacità di cogliere l’importanza della transizione verso l’IA e che vi sia disponibilità a sostenerla.
Questo aspetto si connette all’evoluzione delle tecnologie che, nel prossimo futuro, assumeranno un peso ancora più rilevante in funzione di una convergenza di molte di esse nel creare combinazioni potenti e innovative. È, peraltro, quanto anticipato alcuni mesi fa sempre su HBR Italia da Giorgio Metta, direttore dell’Istituto Italiano di Tecnologia nel quadro di Progetto Macrotrends (novembre 2022).
Occorre poi mettere in evidenza l’evoluzione in atto nel campo dell’intelligenza artificiale, specie quella definita come IA generativa, di cui molto si parla in questi mesi in connessione con l’ingresso esplosivo di strumenti quali la ben nota ChatGPT di OpenAI e altre applicazioni simili (per esempio, Bard di Google) in fase di introduzione sul mercato. Non è ancora del tutto evidente quali implicazioni e quale impatto gli strumenti basati sul linguaggio naturale avranno sulle aziende, ma anche sulla società e sulle persone. È, però, chiaro che siamo di fronte a uno sviluppo di primaria importanza: siamo oggi giunti a una fase, da molti temuta, in cui il rapporto con l’IA assume una dimensione di grande potenza ed efficacia. L’interazione tramite il linguaggio naturale è probabilmente solo l’aspetto che più colpisce l’immaginazione ma, di fatto, ci troviamo davanti a nuove capacità che sono in grado di realizzare straordinarie performance che avranno impatto su segmenti diversi del mondo del lavoro, incluse molte delle professioni più creative.
Siamo dunque di fronte, se non a un punto di flesso che necessariamente si concentri in questo perturbato 2023, certamente a una serie di evoluzioni che hanno al centro tecnologie diverse, convergenti e potenti spesso basate su usi espansivi dell’intelligenza artificiale. Un passaggio che, con ogni evidenza, dovremo imparare a comprendere e a gestire al meglio.