Crescono i centenari, ma il calo demografico svuota le università

21-02-2023 | News

Tra poco si arriverà a vivere anche 120 anni, ma intanto gli studenti universitari calano inesorabilmente.

La vita umana si allunga e questa è da tutti considerata una bella cosa. Ma in alcuni Paesi, tra cui l’Italia (e, soprattutto il Giappone) questo fenomeno si somma a un declino costante del tasso di fertilità, che ormai da tempo rimane sotto il livello di sostituzione. Per cui il saldo tra nati e morti risulta negativo e la popolazione, al netto dell’immigrazione, tende a calare. Una delle conseguenze, finora poco valutata, è che le aule delle università italiane tendono a svuotarsi e le università a desertificarsi. Diventando, da qui al 2030, a rischio di chiusura. Vediamo di che si tratta.

Il titolo del famoso film dei fratelli Coen, Non è un Paese per vecchi, non è palesemente adatto a descrivere la realtà dell’Italia. Gli over-65 sono ormai oltre 14 milioni e, nel giro di una generazione, saranno 20 milioni. E, in proposito, si parla ormai di una “economia della longevità”. Tra quei milioni di “super-adulti” abbiamo ormai oltre 700mila ultranovantenni, 14mila centenari e 1.500 persone di 105 anni. I super centenari, di 110 anni, invece non superano i 12. 

Qualcuno lo considera un limite invalicabile, anche se c’è chi sostiene che ormai il traguardo dei 120 anni è dietro l’angolo. E c’è da crederci, almeno se guardiamo a quel che succede in Giappone, che addirittura supera di molte lunghezze l’esperienza italiana. Nel Paese, secondo i dati resi noti dal ministero della Salute in occasione della festività che celebra il Rispetto per la Terza Età, si assiste a un un rialzo costante degli ultra centenari che, dall’inizio delle statistiche nel 1963, quando le persone con più di 100 anni di età erano appena 153, si è arrivati a oltre 90.000 persone oltre i 100 anni. L’88,4% sono donne, quasi 80.000, mentre gli uomini sono in netta minoranza, con una consistenza di poco superiore alle 10.000 unità.

I progressi della ricerca medica hanno fatto segnare una crescita significativa negli ultimi decenni, spiega il ministero, con le aspettative di vita che in Giappone sono le più alte al mondo per entrambe le identità di genere: 87,74 anni per le donne e 81,64 per gli uomini. Secondo il Guinness dei Primati, la persona più anziana al mondo, di 118 anni, è di fatto una donna giapponese. Residente a Fukuoka, Kane Tanaka, è nata nel 1903, lo stesso anno in cui i fratelli Wright realizzarono il primo volo aereo che poteva essere controllato dal pilota. A 111 anni, invece, Miziko Ueda, residente a Nara, è l’uomo più anziano in Giappone. 

Una conseguenza non molto bene accolta dai super-vecchi del Giappone è quella della medaglia d’oro che fino a pochi anni fa veniva cerimoniosamente consegnata a chi compiva il centesimo compleanno. Oggi non si fa più. Un conto è regalare 150 medaglie d’oro all’anno, ben diverso è consegnarne 100.000. sia pure con dispiacere, il Tesoro ha dunque informato i giapponesi che se vogliono vivere tanto lo devono ormai fare senza quella soddisfazione simbolica, ma anche economica, rappresentata dal pezzettino d’oro.

Tornando in Italia, mentre i centenari aumentano i ventenni diminuiscono e l’università ne soffre. Infatti, si legge in questi giorni sui giornali, l’insidioso calo demografico italiano, se non conoscerà un’inversione di tendenza che ad oggi non si vede né si ipotizza, desertificherà le università del Paese. L’arco di tempo per vedere il destino realizzarsi è di tredici anni, da qui al 2040.

Talents Venture, società di consulenza specializzata in istruzione universitaria, sostiene che il calo delle nascite, sommato ai flussi degli studenti che lasciano le aree di residenza nel Sud, rischia di “creare veri e propri atenei fantasma, università che, rimaste a presidio dei territori, potrebbero essere frequentate solo da chi ci lavora“. Questo soprattutto negli atenei del Sud, dove il declino demografico minaccia tutto il sistema universitario. In Sardegna, Basilicata e Puglia è prevista una riduzione della popolazione, entro il 2040, rispettivamente del 34%, del 33% e del 32% rispetto al 2023. 

Nelle regioni del Mezzogiorno la diminuzione progressiva della popolazione di 18-21 anni porterà questa coorte anagrafica nel 2040 a quota 414.000 (era di 703.000 unità nel 2010).

A quanto sembra, le quindici sedi didattiche presenti nei territori che registreranno il declino demografico più severo sono tutte nel Mezzogiorno. Sei sedi avevano meno di cento studenti iscritti al primo anno già nell’Anno accademico 2021-’22, il 18% dei corsi di laurea italiani aveva venti iscritti o meno. E le situazioni più critiche sono state rilevate in Basilicata, Sicilia e Molise.

Secondo lo studio di Talents Venture, le università che potrebbero veder ridurre gli immatricolati “in sede” (senza, appunto, considerare i “fuori sede”, che arrivano da altre province) sono Enna, FoggiaSannio e Federico II di Napoli, con il rischio che i trend demografici determinino una riduzione tra il 15 e il 24% entro il 2030.

Il declino minaccia anche le università del Centro e del Nord, che oggi attraggono studenti dal Meridione. Al 2040, quattordici dei quindici atenei italiani che ospitano più immatricolati da altre regioni potrebbero subire perdite di iscrizioni al primo anno superiori al 20%. Tra esse, BolognaRoma La SapienzaFerraraPoliMilanoCattolica MilanoPerugiaPadovaParmaPoliTorino Trento. L’Università La Sapienza, per esempio, potrebbe registrare riduzioni degli immatricolati fuori sede del 6%, proprio per la diminuzione della popolazione di 18-21enni che in questi anni riguarderà Sicilia, Puglia, Campania, Calabria e Basilicata.

Quasi tutte le regioni del Centro-Nord potranno ancora assistere, fino al 2030, a un lieve aumento della popolazione compresa tra i 18 e i 21 anni, ma nel decennio successivo, sempre che non si registrino inversioni demografiche nel Paese, il declino si avvertirà in questa macroarea con punte in Valle d’Aosta (-27% di immatricolazioni rispetto al 2023), nelle Marche (-25) e in Umbria (-24).

Condividi questo contenuto su: