Con la crescente diffusione dello smart work – anche grazie all’accelerazione ricevuta dai lockdown forzati del Covid che hanno costituito una sorta di prova generale – sta emergendo una nuova competenza che alcuni chiamano “nomadismo digitale”: la capacità, cioè, di lavorare, e per molto tempo, grazie agli strumenti digitali in luoghi diversi rispetto all’ufficio.
di Andrea Granelli
Il nomade digitale sceglie deliberatamente di non stare in ufficio, privilegiando posti più comodi, belli e stimolanti. Ovviamente alcuni mestieri – ad esempio lo sviluppo software o il coaching – sono particolarmente adatti, ma questa modalità operativa sta diventando naturale in molte altre professioni e ruoli e il numero di persone che stanno optando per questa modalità di lavoro cresce in modo rilevante.
A ben vedere, questa opportunità di nomadismo digitale dipende sempre più dalla crescente padronanza e cultura del digitale che non dal tipo di mestiere. Ci sono infatti già moltissimi casi di manager e imprenditori che riescono a svolgere il loro lavoro – e con efficacia – anche lontano dall’ufficio.
Ebuyer ha recentemente identificato i Paesi più adatti a ospitare il nomadismo digitale. E lo ha fatto con un’esaustiva ricerca di mercato che ha utilizzato 5 criteri per creare una lista dei paesi migliori in Europa per i nomadi digitali: Happiness Score, giorni di pioggia, costo della vita, Social Media Sentiment sullo smart working e qualità della connessione Internet.
Due parametri, in particolare, richiedono qualche spiegazione. L’Happiness Score è una classifica della felicità misurata su un periodo di tre anni. Il Social Media Sentiment sullo smart working, invece, misura la percentuale di post di ciascun Paese che sono stati positivi sul “lavoro da casa” e quindi il livello di sentimento positivo della popolazione ospitante nei confronti dello smart working.
I tre Paesi più pronti a ospitare il fenomeno del nomadismo digitale sono Olanda, Norvegia e Malta, mentre l’Italia – pur avendo anche pochi giorni di pioggia rispetto ai Paesi nordici – rimane purtroppo al 13esimo posto. Forse non sorprende che l’Olanda, uno dei Paesi più turistici d’Europa e con un forte orientamento tecnologico, sia in cima alla lista. Risulta inoltre terzo nell’Happiness Score e vanta un’eccellente qualità diffusa delle connessioni Internet. Inoltre, in Olanda, lo smart working è diventato recentemente un diritto dei lavoratori, dimostrando una grande apertura mentale del Paese sul tema.
Ma forse, in prospettiva, si dovrebbe aggiungere a questa ricerca un ulteriore parametro di selezione: il genius loci, e cioè la capacità di un luogo di essere accogliente e soprattutto ispirativo, in grado di rilassare ma anche di stimolare e suggestionare. La bellezza e diversità del nostro Paese – nota in tutto il mondo – è alla base di tutto ciò. Il Gran Tour sei-ottocentesco è stato un lungo periodo della storia del nostro Paese in cui la classe creativa si trasferiva in Italia non solo perché attratta dalla bellezza o dalla curiosità di vedere le fonti della cultura classica – Italia Land der Klassik –, ma perché la varietà dei paesaggi, unita a un dialogo incessante fra cultura e natura, era straordinariamente ispirativa.
Questa formula vale ancora oggi e il digitale l’ha resa possibile in modo sistematico. Infatti, la componente più creativa dei nomadi digitali non vuole tanto lavorare in luoghi altri dall’ufficio per motivi logistici, ma cerca luoghi dove sia possibile lavorare meglio e stare meglio, luoghi che non si limitino a ospitare ma stimolino idee ed emozioni positive, territori caratterizzati, dunque, da quello che i latini chiamavano il genio del luogo.
E sempre più frequentemente queste mete sono i luoghi di villeggiatura più ambiti, ma scelti in stagioni in cui la pressione antropica si riduce e i prezzi diventano più ragionevoli; quando gli stessi luoghi si riconciliano con gli abitanti ritornando a consentire una vita normale in armonia con il territorio.
Quest’onda di nomadismo digitale può allora diventare una interessantissima opportunità che legge con una chiave differente l’esigenza di estensione del periodo turistico di cui moltissimi e bellissimi luoghi di villeggiatura hanno bisogno. Quindi non tanto de-stagionalizzare quanto piuttosto estendere ai nomadi digitali questi territori in periodi che complementino e completino l’alta stagione turistica.
Andrea Granelli è presidente di Kanso.