Crescita demografica: verso la stabilizzazione?

28-10-2022 | News

La popolazione mondiale dovrebbe stabilizzarsi verso la fine del secolo, ma forse anche prima. Una tendenza che permetterà di limitare lo sfruttamento delle risorse del pianeta. Ma c’è chi teme gli effetti di un’umanità troppo invecchiata e con pochi figli.

Sono occorse decine di migliaia di anni per arrivare a un miliardo di abitanti sulla Terra, ma solo 200 anni per passare da uno ai quasi otto miliardi di oggi. La grande sfida, si legge in un interessante articolo di Giuliana Coccia in Futura Network sarà riuscire a garantire cibo e una vita dignitosa a questi otto miliardi, senza aggravare il surriscaldamento del pianeta. “È un promemoria della nostra responsabilità condivisa di prenderci cura del nostro pianeta e un momento per riflettere su dove ancora non riusciamo a rispettare i nostri impegni reciproci”, ha affermato il segretario generale dell’Onu, António Guterres.

Una popolazione che cresce tende a consumare sempre di più, non solo in termini di volume ma anche di composizione dei consumi, soprattutto energetici e alimentari. Migliorando le condizioni di vita, i Paesi in via di sviluppo (dove si concentra di più l’incremento demografico) accrescono la domanda di energia e allargano la propria alimentazione a cibi (come la carne) la cui produzione esige emissioni maggiori. Pertanto, come si legge in uno rapporto dell’Onu sull’andamento demografico, “per affrontare in modo più sostenibile i bisogni degli individui, i responsabili politici devono capire quante persone vivono sul pianeta, dove si trovano, quanti anni hanno e quante persone verranno dopo di loro”.

Ogni due anni l’Onu pubblica un rapporto con le stime di crescita della popolazione mondiale, finora risultate piuttosto fedeli alla realtà. Ma due anni fa l’Institute for Health Metrics and Evaluation, centro di ricerca dell’università di Washington, ha elaborato nuove previsioni decisamente al ribasso rispetto a quelle prodotte dalle Nazioni Unite nel 2019, suscitando interesse e critiche.

Successivamente, ricorda la Coccia, anche l’Onu ha proceduto ad un aggiornamento delle proprie previsioni con un adeguamento al ribasso, pubblicando nel 2022 un rapporto (il Revision of World Population Prospects) che esamina la situazione attuale e futura della popolazione mondiale.

Crescita dinamica ma in rallentamento

La dinamica di crescita della popolazione (in media 0,04% annuo) è stata molto lenta fino al 1700, quando l’altissima mortalità infantile contrastava l’elevata fertilità. Con il miglioramento delle condizioni di salute e il calo della mortalità infantile, la situazione è cambiata rapidamente. Nell’ultimo secolo la popolazione mondiale è cresciuta con una velocità sempre maggiore, per poi rallentare la crescita a partire dagli anni 50.

Oggi la popolazione aumenta in media dell’1% all’anno: un tasso di crescita ancora veloce, nel senso che ogni anno nascono 140 milioni di persone e ne muoiono 60 milioni, per un aumento di circa 80 milioni di individui all’anno. Secondo le ultime previsioni del Dipartimento per gli affari economici e sociali dell’Onu, la popolazione mondiale continuerà ad aumentare, raggiugendo 8,5 miliardi di individui nel 2030, 9,7 miliardi nel 2050 e 10,4 miliardi nel 2080, prima di stabilizzarsi a 10,9 miliardi di persone nel 2100. Il tasso di crescita della popolazione continuerà a diminuire, arrivando allo 0,1% nel 2100.

Questo calo anticipato della futura popolazione mondiale è riconducibile a un aggiornamento delle previsioni della fecondità: il numero di figli che ogni donna ha nel corso della propria vita attualmente è pari a 2,3, ma si stima scenderà a 2,1 nel 2050. Poiché nasceranno meno figli, i Paesi ricchi aumenteranno la popolazione principalmente grazie alle immigrazioni, che negli ultimi 20 anni hanno superato il numero di nascite (80,5 milioni) rispetto alle morti (66,2 milioni). Diversa la situazione dei Paesi poveri dove, almeno nel breve periodo, saranno ancora le nascite – superiori rispetto alle morti- il principale motivo dell’aumento della popolazione.

Quando la crescita demografica si arresterà

L’ansia per il calo demografico, in verità, non è mai svanita. In occasione di una conferenza tenutasi a maggio, Elon Musk, Ceo di Tesla, ha affermato che l’umanità ha bisogno di “almeno mantenere il nostro numero” e ha lanciato l’allarme, affermando che “Il collasso della popolazione dovuto al basso tasso di natalità è un rischio per la civiltà molto più grande del riscaldamento globale”. Ma molti studiosi respingono l’idea che ci possa essere un “crollo della popolazione“.

“Sebbene alcuni Paesi abbiano popolazioni in calo a causa di una fertilità inferiore a quella di sostituzione, nel complesso la popolazione mondiale continua a crescere e probabilmente lo farà (anche se a ritmi sempre più lenti) fino alla fine del secolo”, ha dichiarato Alice Reid, direttrice del Cambridge Group for the History of Population and Social Structure. Ciò è dovuto in parte al cosiddetto “slancio demografico“, che significa che anche quando le donne fanno meno di due figli in media le popolazioni continuano a crescere perché le grandi coorti di donne già nate contribuiscono a un gran numero di nascite.

“Sia la diminuzione della fertilità che la riduzione della popolazione dovrebbero essere celebrate piuttosto che temute”, ha detto Reid, aggiungendo che i tassi di natalità più bassi sono spesso legati a una maggiore istruzione delle donne, a una maggiore uguaglianza di genere e a standard di vita più elevati. Infime ha concluso ” L’invecchiamento della popolazione pone delle sfide alla società, ma la risposta non è l’aumento dei tassi di natalità, se le persone rimangono in salute più a lungo nella loro vita, possono continuare a lavorare più a lungo”.

Piuttosto che incoraggiare semplicemente le persone senza figli a iniziare ad avere bambini, le società devono iniziare ad adattarsi a una gamma più ampia di stili di vita, afferma GunnarSkirbekk (filosofo norvegese). Ci sono prove che le società con reti di assistenza sociale più forti e una maggiore uguaglianza di genere hanno tassi di natalità più elevati. È necessario promuovere investimenti in salute, educazione e competenze e coinvolgere i giovani come leader del cambiamento.

Il declino della popolazione globale è, quindi, ancora lontano e probabilmente, quando si verificherà, avverrà in modo graduale e questo non può essere visto come una catastrofe per la civiltà. Si arriverà a un nuovo equilibrio, ma sarà diverso dal passato. Se dobbiamo preoccuparci per garantire un buon livello di vita alla popolazione globale, la nostra massima priorità dovrebbe essere evitare qualsiasi rischio che potrebbe spazzare via del tutto o gran parte dell’umanità. Potrebbe essere più saggio creare un mondo migliore oggi piuttosto che angosciarsi per i tassi di fecondità futuri su cui abbiamo poco controllo, conclude l’articolo di Coccia.

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