La fabbrica mondiale dei vaccini ha vissuto una delle pagine più tragiche della pandemia. L’India, subcontinente da oltre 1 miliardo di abitanti, sta ancora affrontando gli effetti di una gestione superficiale dell’emergenza coronavirus. Resta però uno degli attori globali su cui gli esperti di geopolitica puntano di più l’attenzione per gli scenari futuri. «È forse il paese con la più grande potenzialità di crescita per i prossimi decenni – ci ha spiegato Nicola Missaglia, research fellow all’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale) di Milano -. Basta guardare all’aspetto demografico: circa il 50% della popolazione ha meno di 24 anni e il 65% è sotto i 30. Ciò significa che l’India avrà una disponibilità di forza lavoro per i prossimi decenni che altre economie non potranno permettersi».
India: un possibile alleato dell’Occidente
Lo scontro USA-Cina è tra i più complessi a livello globale (come abbiamo sentito dalle parole del giornalista Danilo Taino nell’ultima puntata del nostro podcast) e, in questo contesto, l’India è un potenziale alleato dell’Occidente in virtù della sua rivalità con il gigante asiatico. «Come paese si colloca in un campo più affine al nostro – ha commentato l’esperto dell’ISPI – e le convergenze possibili sono numerose». Stando all’OCSE, al netto degli effetti della pandemia, la potenza guidata dal nazionalista religioso Narendra Modi potrebbe chiudere il 2021 con una crescita dell’8% del PIL. «È chiaro che a fronte di oltre 1 milione di giovani che entrano ogni mese nel mercato del lavoro la classe media e i consumi continuano a crescere».
Città ed eccellenze
Oltre alla capitale Nuova Delhi, sono diverse le metropoli e le regioni che mostrano un trend di crescita importante. «A Delhi c’è la politica, a Mumbai l’economia – ha argomentato Missaglia -. Cito però anche il caso di Bangalore, città che ha investito moltissimo su servizi, sull’hi tech e sulle startup. In questi centri urbani crescono le aziende del futuro». Molte delle quali specializzate nel campo della salute e dell’healthcare. «L’India sta affrontando un periodo complesso perché ha cominciato tardi la campagna vaccinale, pur producendo molti vaccini che però ha esportato. Il primato nel campo farmaceutico resterà perché è principalmente dovuto alla popolazione scientifica indiana, molto ampia e molto ben formata. Sono milioni gli ingegneri che si laureano con ottimi studi». Sul tema del futuro della sanità il programma della prossima edizione del Festival del Futuro ha in calendario per giovedì 18 novembre “Dopo la pandemia: come affronteremo le future crisi sanitarie globali“, panel in collaborazione con l’Università di Verona e Humanitas. Scopri qui tutto il programma.
Democrazia in crisi?
Conosciuta come la più grande democrazia al mondo, da tempo l’India si sta confrontando con la guida del nazionalista Modi. Al netto dei problemi atavici di una società enorme e complessa, secondo l’esperto Ispi il modello indiano offre spunti interessanti anche per occhi europei. «È un paese uscito dal colonialismo che ha costruito le sue basi intorno a due pilastri: pluralismo, ovvero convivenza tra lingue e culture diverse, e laicità. Questa era l’india dei padri costituenti, che hanno partorito una costituzione interessantissima. Negli anni più recenti, è vero, si sta assistendo a trend che definirei illiberali, come accaduto del resto in altre democrazie. Credo però – ha concluso – che il sistema reggerà tutte queste pressioni».
di Alessandro Di Stefano