Quantum computing, deep tech, intelligenza artificiale: le nuove tecnologie e la rivoluzione in atto a livello sociale ed economico sono state il filo conduttore della prima mattinata del Festival del Futuro, manifestazione promossa dal Gruppo Editoriale Athesis, Harvard Business Review Italia ed Eccellenze d’Impresa, giunta alla sua terza edizione. Tra i protagonisti Giovanni Rana jr. innovation and technology manager dell’omonima azienda, chiamato sul palco a raccontare la strategia tecnologica che ha permesso al pastificio Rana di superare in pochi anni il miliardo di fatturato, vincendo per tre anni consecutivi il titolo IRI-BCG come azienda a maggior tasso di crescita sul mercato americano. La giornata si è aperta con i saluti con gli interventi di Luigi Consiglio, presidente di Gea, dell’amministratore delegato del Gruppo Athesis Matteo Montan, di Enrico Sassoon, direttore responsabile di HBR Italia, e poi del presidente della Regione Veneto Luca Zaia, di Federico Sboarina, sindaco di Verona, di Maurizio Danese, presidente di Veronafiere e del presidente di Confindustria Verona Raffaele Boscaini.
I panel di oggi
La prima tavola rotonda si è concentrata sul tema «La sfida tecnologica: come fare fronte al ritmo esponenziale dell’innovazione»: tra i relatori Fabio Moioli, head of consulting and services di Microsoft, il chairman di Hello Tomorrow Massimo Portincaso, Anna Grassellino, director di National Quantum Information Science Research Center e Rosario Sica, ad di Open Knowledge-Bip Group, coordinati dal chairman Umberto Bertelé, professore del Politecnico a Milano. Un viaggio nel futuro, dove i computer quantistici consentiranno di fare simulazioni e calcoli molto avanzati in tempi rapidissimi, portando incredibili progressi nei campi della sicurezza nazionale, della finanza, della medicina, della biologia. Un futuro dove l’intelligenza artificiale consentirà non solo di svolgere compiti e attività del presente in modo più efficiente, ma anche di crearne di nuovi, come è accaduto in passato con l’introduzione dell’elettricità, che ha completamente rivoluzionato il mondo dell’impresa e la società. La “deep tech” consentirà di espandere l’innovazione in modo esponenziale, dando un contributo concreto per risolvere le grandi questioni sociali e ambientali del nostro tempo, oltre che per ridefinire i confini del business.
Sul palco è poi salito Giovanni Rana jr, Innovation and Technology manager dell’omonima azienda. Un miliardo di fatturato, otto stabilimenti produttivi tra l’Italia, il Belgio e gli Stati Uniti, mille ricette e oltre 4mila dipendenti: il giovane Rana si è focalizzato sul ruolo strategico dell’innovazione e la tecnologia che hanno consentito al pastificio di raggiungere questi risultati. “La nostra azienda è e rimane un’impresa familiare di San Giovanni Lupatoto, ma siamo riusciti a raggiungere un miliardo di fatturato puntando sull’innovazione tecnologica ancor prima che sul marketing”, ha spiegato Rana. “In azienda, infatti, abbiamo creato e brevettato tecnologie fondamentali che hanno dato vita alle nuove linee produttive e, dal punto di vista del prodotto, grazie alla casa dell’innovazione lavoriamo ogni giorno per creare nuove referenze che possano rispondere ai gusti e alle esigenze dei clienti di tutto il mondo”.
Nel corso del terzo panel Giorgio Metta, direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia, Giuseppe Zampini, presidente di Ansaldo Energia, Alessandro Perego, direttore del dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano, Iain Mattaj, direttore di Human Technopole ed Ernesto Ciorra, Chief Innovability Officer del Gruppo Enel, si sono confrontati sulla possibilità per l’Italia di diventare un leader tecnologico, sulle condizioni necessarie per raggiungere questo obiettivo, sugli ostacoli da superare e sulle occasioni da cogliere. Ne è emerso un ritratto a chiaroscuro. L’Italia è un Paese già all’avanguardia in alcuni settori, quelli che tradizionalmente sono appannaggio del made in Italy ma che risultano ormai maturi, mentre fatica a imporsi in altri ambiti più innovativi. A rendere difficile questo salto sono una serie di vincoli: i ridotti investimenti in capitali di rischio, un contesto istituzionale e burocratico poco duttile, non in grado di adattarsi rapidamente all’evoluzione della società, infrastrutture digitali diffuse ma non ancora adeguatamente e un capitale umano non abbastanza preparato a livello scientifico e tecnologico. L’unica strategia, come emerso, è cogliere questo particolare momento storico per realizzare riforme strutturali e fare investimenti a lungo termine a sostegno dell’innovazione.
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