Tra dieci anni 23 milioni di persone, un numero di oltre 20 volte superiore a quello del 2019, saranno impiegate nell’industria delle tecnologie immersive: realtà virtuale e realtà aumentata (AR e VR), intelligenza artificiale e IOT, un mercato che oggi contribuisce al PIL mondiale con 46,4 miliardi di dollari e che entro il 2030 varrà 1,5 trilioni di dollari.
A trarne maggiore beneficio saranno i processi di sviluppo di prodotti e servizi con un potenziale incremento sul PIL a 359,4 miliardi di dollari, seguiti dalla sanità (quasi 350 miliardi di dollari), dalla formazione (294,2 miliardi di dollari), dai processi di manutenzione e logistica (275 miliardi di dollari), dal retail e dall’interazione con il consumatore (204 miliardi di dollari).
Meno distratti con l’e-learning
A registrare questi dati è l’ultima ricerca di PwC Italia sull’impatto della realtà virtuale e aumentata sull’economia mondiale nei prossimi dieci anni. Ma quali sono i vantaggi apportati da queste tecnologie? Prendiamo la formazione. La VR, per esempio, facilita il processo a quella da remoto, che è stata fondamentale nel periodo di lockdown in tutto il mondo. In area education e training, dunque, con l’uso della realtà virtuale si impiega il 53% di tempo in meno rispetto alle tradizionali sessioni in aula o il 33% di tempo in meno rispetto all’e-learning, con tassi di distrazione degli utenti significativamente inferiori.
Le statistiche mostrano un tasso di fiducia nell’applicare le tecniche imparate grazie alla VR del 340% più alto rispetto ai metodi tradizionali, con il 276% di maggiore coinvolgimento emozionale e un risparmio sui costi di formazione del 36%.
Fattori culturali ed economici frenano la Virtual Reality
«Oggi le tecnologie di AR e VR sono finalmente mature per garantire un uso ottimale alle aziende e agli utenti finali – afferma Pier Mattia Avesani, CEO di Uqido, che con Pwc Italia ha organizzato lo scorso marzo lo European Immersive Computing Summit –: i visori sono più economici, leggeri ed ergonomici grazie a un migliore campo visivo, di risoluzione e di software. La velocità in gigabit al secondo promessa dalle reti 5G, inoltre, andrà sicuramente a beneficio delle tecnologie immersive attraverso una latenza ridotta, offrendo un’esperienza utente sempre più fluida, ricca e avvincente. Dallo studio di PwC Italia, emerge anche, tuttavia, che a frenare l’implementazione delle tecnologie immersive nelle aziende sono innanzitutto fattori culturali ed economici: vale a dire una sorta di avversione a ciò che ancora non è popolare di cui si fatica a valutare l’efficacia, e la difficoltà degli imprenditori a focalizzarsi sul ritorno sull’investimento a medio-lungo termine, piuttosto che sui costi iniziali».
Giulia Cimpanelli