di Alex Lazarow
La maggior parte sembra seguire il medesimo schema: inizia con un piano “dirompente” per rivoluzionare un settore esistente, ricorre a iniezioni di capitali per crescere il più rapidamente possibile e accetta rischi elevati nella corsa a dominare il mercato. Questo, però, non è l’unico modo per lanciare una start-up di successo. Come venture capitalist, ho lavorato nell’ultimo decennio con aziende tecnologiche ad altissima crescita situate in luoghi improbabili, molto distanti da qualunque zona calda dell’innovazione. Alcune sono localizzate in economie sviluppate (in città come Winnipeg e Provo), ma molte sono in economie emergenti (a Tel Aviv, Jakarta, Lagos, Nairobi, Guadalajara e São Paulo, per esempio). Gli imprenditori che operano al di fuori degli hub tecnologici hanno un approccio diverso da quelli che si trovano nella Silicon Valley e stanno ottenendo successi straordinari.
Le start-up che operano in condizioni di relativa scarsità, dove capitali e talenti sono introvabili e gli shock economici più probabili, si trovano a sostenere pressioni che gli altri non conoscono. Eppure, molte sono diventate superstar a tutti gli effetti. La loro formula è fatta di un approccio più bilanciato alla crescita, di uno sforzo particolare per individuare soluzioni a problemi reali e di investimenti sulla forza lavoro nel lungo periodo. Questi “innovatori di frontiera” hanno molto da insegnare alle aziende italiane di ogni dimensione e localizzazione. Ma anche a quelle della Silicon Valley.
Silicon Valley: bruciare capitali è accettabile
Nella Silicon Valley, la voglia di crescere ha molto spesso la meglio su logiche economiche e di redditività sostenibili. Non è insolito per loro bruciare milioni di dollari al mese per inseguire gli obiettivi di crescita più ambiziosi, spesso tenendo bassi i costi per gli utenti al fine di generare risultati favorevoli a un’acquisizione. La speranza è che, in mercati competitivi dove chi vince prende tutto, il fatturato dell’azienda cresca esponenzialmente a mano a mano che aumenta il suo predominio sul mercato e che la redditività finisca col superare lo zero e poi crescere sempre più in fretta. Questa strategia funziona bene per quelle start-up che riescono a passare una certa soglia: se il numero di utenti decolla, le start-up possono infatti diventare molto grandi e molto in fretta.
Mentre, però, nella Silicon Valley è accettabile bruciare capitali, gli innovatori che operano alla frontiera probabilmente accettano con maggior difficoltà l’idea di perdere denaro su ogni cliente. Non che non cerchino di crescere, anche perché molte di queste società beneficiano di quegli stessi effetti di rete che rendono i colossi della Silicon Valley così vincenti a livello globale. Tendono, però, a evitare un approccio alla crescita ad alto rischio, del tipo “o cresci o muori”: si concentrano sia sulla crescita che sulla redditività, creano modelli resilienti, si fanno pagare per il valore che creano fin dall’inizio con una prospettiva a lungo termine.