Macrocrisis and microstress

21-04-2023 | News

Il quadro globale è sempre più incerto e complesso, e genera uno stato di ansia crescente in chi ha la responsabilità di prendere le decisioni. Nella vita privata e in quella professionale.

Enrico Sassoon

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È un momento complesso, per i manager ai diversi livelli di responsabilità in azienda, per prendere decisioni impegnative che guardino consapevolmente a un futuro di medio termine. Le incertezze del contesto globale inducono, infatti, ad accorciare l’orizzonte temporale che, spesso, si riduce a pochi trimestri o pochi mesi. E questo genera ogni sorta di ansietà e di stress nei decision maker, con il risultato che due nodi molto lontani tra di loro stanno in effetti fondendosi tra loro: le macrocrisi di portata spesso planetaria portano a una successione di microstress che rendono la vita personale e professionale sempre più complicata.

Infatti, gli eventi geopolitici, anche se geograficamente lontani, hanno effetti crescenti e vicini. Il quadro macroeconomico genera incertezza: la crescita è esitante e non si escludono sia pur contenuti periodi di recessione mentre la minaccia d’inflazione tiene alti i tassi d’interesse. La fiducia dei consumatori tende a declinare indebolendo i consumi in un contesto di scarso ottimismo. Di conseguenza le decisioni d’investimento si fanno più rischiose e difficili, sia nello spazio che nel tempo.

Vi sono però, in questo percorso a ostacoli, spunti di movimento. Dopo più di un anno di conflitto alle porte dell’Europa, con effetti gravi e dolorosi sia sul piano umano sia su quello economico, si inizia a intravvedere un possibile assestamento. I pesanti costi della crisi energetica si sentono ancora, ma in misura più contenuta, e nuovi equilibri si intravvedono a non lunga distanza. In breve, la possibilità di una vera crisi energetica sembra disinnescata, mentre si lavora per creare un nuovo quadro di sicurezza energetica a costi controllabili. Resta aperta, e forse anche più incerta, la prospettiva del contrasto al cambiamento climatico proprio in seguito ai mutamenti imposti dalla guerra alla transizione energetica, ma il conflitto stesso sta producendo una accelerazione su scelte difficili che forse, altrimenti, si sarebbero rinviate nel tempo.

Certo, per chi prende le decisioni, sia in un’impresa privata sia nel settore della pubblica amministrazione, la situazione resta complicata, tanto nell’operare sul piano interno quanto in quello internazionale.

Le tensioni geopolitiche rendono più complesse le scelte di approvvigionamento, rese comunque più incerte da un permanere dei prezzi delle commodity a livelli superiori a quelli pre-pandemici. Dunque, anche la riorganizzazione delle supply-chain resta un problema aperto, nonostante molto si dica delle tendenze di re-shoring o, per usare un termine forse sopravvalutato, di friend-shoring. E, negli scambi internazionali, crescono gli ostacoli di pari passo con l’incombente frammentazione del quadro politico, che sembra avviarsi verso una regionalizzazione degli scambi che non potrà che complicare le attività economico-commerciali.

Resta anche problematico lo scenario relativo alla tecnologia che, pure, sta compiendo passi da gigante. È il momento delle scelte per quanto concerne gli investimenti in intelligenza artificiale, come si è più volte rilevato negli ultimi mesi in queste pagine. In un quadro di mercato denso di incertezze, realizzare investimenti significativi richiede una grande dose di consapevolezza e di coraggio perché un’adozione sistematica di questa tecnologia cambia spesso la natura dell’azienda e genera ritorni di cui è difficile valutare l’orizzonte temporale. La grande novità dell’IA generativa sembra, poi, poter cambiare in misura significativa il mercato del lavoro con effetti oggi ancora difficili da valutare.

In definitiva, per i decision maker la vita è dura e non di rado le pressioni sulle singole persone e sull’insieme delle risorse umane nell’organizzazione diventano problematiche, qualche volta insopportabili. La rivista Harvard Business Review Italia dedica al tema dei “microstress” un’intera sezione speciale con diversi articoli che danno conto di una realtà diffusa anche se non sempre decifrabile. Quella, appunto, dell’accumularsi di tensioni in sé scarsamente avvertibili, ma nondimeno reali e, nel tempo, sempre più incisive.

Farvi fronte è necessario e possibile, ma per riuscirvi, senza rischiare di andare in crisi da burnout, occorre innanzitutto essere consapevoli di un fenomeno che penetra in profondo senza che spesso ce ne rendiamo conto. Dalle macrocrisi ai microstress, dunque, un percorso a ostacoli che richiede grande consapevolezza e determinazione. Non c’è che prenderne atto e rimboccarsi le maniche.

Enrico Sassoon is Director in charge of Harvard Business Review Italia.

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